Il chicco in disparte

Oggi a pranzo ho cucinato ceci. Li ho mangiati con gli avanzi di ieri sera (orzo, riso e farro). Dopo averli scolati, quando li ho versati nel piatto, ho scoperto un chicco diverso dagli altri. Invece di toglierlo per buttarlo più tarde nel compost, l’ho separato dai suoi ex compagni, ma lasciandolo nello stesso piatto.

Piangere senza scrupoli è una sorta di lusso emozionale che mi posso permettere vivendo da solo.

Vederlo così in disparte, emarginato, mi ha proprio colpito. Ancora mi capita di commuovermi a causa di questo genere di cose, le cosiddette inezie. A volte anche mi capita quando vado in città, ma in questo caso non sono inezie le fonti della mia commozione: in città mi capita quando avverto la inequivoca sofferenza nel volto di alcune persone.

Questo di oggi è stato un vero accesso di compassione, e forse non mi sbaglierei se decidessi di aggiungere il prefisso “auto” alla parola “compassione”.

A un certo punto ho dovuto alzarmi dal tavolo: non avevo voglia di sperimentare nuovi sapori, di usare come condimento le mie proprie lacrime.