Disforia di regno (remake)

Un anno fa pubblicavo un post con una mia poesia intitolata “Disforia di regno”. Secondo le statistiche di WordPress -di cui mi fido completamente, così come mi fido dei gusti poetici dei suoi utenti- quel post ha avuto zero visualizzazioni. Questa volta, considerando la fotografia con cui ho deciso di accompagnare il testo (molto probabilmente è il testo che mal accompagna la fotografia), ripropongo i miei versi in versione non minerale ma vegetale. Lo faccio con la ferrea convinzione di poter superare il numero di visualizzazioni (non parlo di likes, parlo di vi-sua-liz-za-zio-ni!) della prima volta.

Quando guardiamo un’edera abbarbicata a una parete stiamo guardando quello che anche i nostri antenati sarebbero potuti diventare se, milioni e milioni di anni prima, non avessero imboccato strade evolutive diverse.

Daniel Chamovitz, biologo

Disforia di regno (remake versione vegetale)

A disagio

in questo corpo umano

scontento

della mia coscienza 

è da molto che io anelo

essere di nuovo pietra edera

Robusti fusti di edera: la strada non imboccata…

19 pensieri su “Disforia di regno (remake)

      1. Ho deciso di aprire questo blog (il mio esordio sui social) con la stessa speranza del naufrago che lancia una bottiglia al mare. Avere un paio di lettori attenti con cui scambiare idee è già un premio, e sebbene mi rallegra vedere la lucina rossa ogni volta che a qualcuno è piaciuto un mio post (la stessa allegria che prova il naufrago quando vede apparire la prua di una nave all’orizzonte) la quantità di likes resta sempre un aspetto secondario, e infatti ci scherzo sopra 😀!

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      2. Faccio lo stesso anch’io, ms vedo che c’è chi si esalta anche soltando per i like, proponendo scemnze da mattina a sera. Usa il blog come fosse FB: “bungiorno”, “buon pomeriggio”, “Buonasera”, “buonanotte”, e si compiace per tutti i i like. Ecco io quelli li elimino.

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  1. In effetti secondo quella che penso sia la visione buddista dell’universo, e che comunque è senz’altro la mia, la materia è il primo stadio della manifestazione dell’esistenza.
    Devo aver letto da qualche parte che l’esistenza stessa è manifestazione del desiderio di esistere, quindi dovremmo poter immaginare che come non possiamo avere misura della coscienza umana, non possiamo sapere quale coscienza si aneli dentro un vegetale o addirittura un minerale, forse in questa direzione ci potrebbe aiutare constatare che una pietra ha una memoria “granitica” riguardo agli eventi traumatici che le sono capitati nel corso della sua storia, e proprio per questo da qualche anno ho cominciato a pensare che il peso non sia della coscienza in sè quanto della apparentemente ineludibile necessità di essere vincolati e veicolati da un oggetto materiale, ed ho cominciato ad ipotizzare ( e desiderare ) la possibilità di una coscienza priva di un supporto materiale.

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